PREMESSE E PROMESSE NELL’AMORE DI DIO

Roberto e Claudia | 29.01.2020

L’amore, per rendere, ha bisogno di essere personale, di essere vissuto, sperimentato, sentito in una relazione. Ha bisogno di parole, di gesti, di sensazioni. Non può essere speculazione teorica.

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L’amore che abbiamo vissuto o che ci è mancato nella nostra storia di vita personale influenza come ci relazioniamo nei rapporti di coppia. Il modo che ognuno di noi ha di amare, presenta qualità proprie. Alcune di queste qualità sono belle e portano frutto, altre fanno acqua, come uno scolapasta pieno di buchi. Ma questo nel cristianesimo non è un problema, perché non è da noi stessi che prendiamo la forza e la vita per donare e ricevere l’amore vero. Infatti c’è un Amore che ci accomuna tutti, ci precede, ci segue e ci avvolge, qualsiasi sia il nostro livello di fede, chi più avanti, chi più indietro. È l’Amore di Dio. Egli è, nella sua essenza ontologica, Amore, ed è più forte di Lui, non può fare altrimenti se non amarci di continuo. Questo ci rende tutti figli di un Padre che ci ama incondizionatamente, senza limiti, e che ci fa da modello sul modo più bello e pieno di amare. Possiamo tendere a questo tipo di amore perché è la cosa più incredibile che ci possa capitare, ed è l’unica esperienza che può trasformare tutto, cambiare tutto, guarire tutto. Dio lascia la Sua Parola con cui poterci confrontare, una Parola vicina, sempre attuale, che ha un messaggio per noi oggi su questo, che illumina il nostro cammino in ogni momento. Una lampada ai nostri passi che ci aiuta a compiere questo passaggio sulle qualità dell’amore. L’inno alla carità di san Paolo è uno dei passi più belli della Bibbia che può illuminare il nostro cammino di coppia, perché ci illustra le promesse dell’amore: qualità dell’amore, a fronte delle nostre qualità imperfette. Il nostro amore imperfetto ci custodisce legati all’Amore vero che è Cristo. Egli è modello di quell’amore che è a te dedicato e rivolto, soprattutto alle parti di te che non accetti, quelle ferite che ti fanno più male. L’esperienza in cui Cristo accoglie le nostre imperfezioni, ci da la serenità di volerci bene mentre ci apriamo e sproniamo a migliorare, per amarci e amare l’altro sempre di più. Proprio perché siamo amati in questo modo radicale possiamo amare l’altro. Una premessa dell’amore è innanzitutto il DESIDERIO. Dio ci desidera con una passione intensa e continua e non smette mai di protendere verso di noi. Il desiderio è quello che ci muove, che ci da l’energia di fare sforzi e passi che sembrano impossibili! Tutti noi desideriamo essere amati incondizionatamente e profondamente, ma quanto sentiamo il desiderio di amare l’altro intensamente e pienamente. Il primo passaggio è quello di fare un check-up del nostro desiderio di amare, e cominciare ad aprirci ad un rinnovamento dell’amore che è urgente e quanto mai indispensabile per costruire un matrimonio sulla roccia. Riscoprire e coltivare quel desiderio di crescita, mantiene l’intensità di una relazione in cui puoi darti pienamente all’altro senza distrazioni. La seconda premessa è CERCARSI: un’esperienza importante nella relazione di coppia, perché così come Dio non smette mai di cercare quel tesoro che noi siamo per Lui, così noi possiamo continuare a cercarci e ricercarci quotidianamente (dialogo, scontro, comunicazione, riappacificazione, tempo speciale per noi), senza stancarci per trovare la gioia dell’incontro profondo con l’altro: l’indifferenza è il peggior sintomo di una relazione di coppia. Ci sono delle PROMESSE nell’amore, che prima di scambiarci noi nel fidanzamento o nel matrimonio, Dio ha scambiato e suggellato con noi. Questa è la VERITA’: che Dio ti ama sempre e comunque e con smetterà mai di cercarti e desiderarti. La prima promessa dell’Amore è la GRATUITA’. Quando ricevi questo amore incondizionato il cambiamento è automatico, non è una questione di dovere o moralismo, ma una questione di pienezza che straborda in un modo tale che modificarti è automatico. L’esperienza dell’Amore di Dio, ti fa gli occhi diversi! Anche quando tu non lo chiedi o non lo vuoi, anche quando ti senti chiuso e non vuole niente in cambio. La seconda promessa dell’Amore di Dio è l’ACCOGLIENZA. Cioè crea uno spazio in cui tu puoi manifestarti anche in un tuo difetto o limite e ti da il tempo di cambiare. Si tratta di un ritirarsi per far posto all’altro e permettergli di fiorire, e di credere che il male o le ferite non hanno l’ultima parola su di lui o sulla relazione. Aspetto l’altro, gli do il tempo, così come Dio lo da a me. La terza promessa è l’UMILTA’, cioè l’Amore di Dio ti raggiunge senza orgoglio o superbia, senza rinfacciare, volendo valorizzarti ed esaltarti. Recriminazioni, puntare il dito, confronti continui, ostacolano l’umiltà dell’amore, che non ha bisogno di vivere in competizione con l’altro. Così si può gioire dei successi dell’altro, posso impegnarmi per la riuscita del mio partner. La quarta promessa che Dio ci fa è la TOTALITA’. Dio prende di noi tutto quello che abbiamo e niente lascia fuori. Anche ciò che ti sembra peggiore Lui lo prende, e proprio quello diventa il suo terreno preferito per manifestare il suo amore. La passione della croce rappresenta questa totalità in maniera piena e radicale, anche folle se vogliamo tutte le qualità dell’Amore di Dio. Non ci siamo abituati a questo amore sconvolgente, e ogni tanto siamo tentati di credere che prima o poi arriverà la fregatura. Ma questa è la menzogna del serpente che ci allontana dall’unica vera esperienza che vale la pena vivere: quel Padre che ti aspetta sempre in un abbraccio benedicente, anche se hai sperperato tutta la sua eredità. La MISERICORDIA e il PERDONO di Dio rappresentano la possibilità di ricominciare sempre, e di usare questo Amore per riprendere la relazione con Dio e con il nostro partner. Se è vero che noi non siamo Dio, sappiamo che siamo stati fatti a sua immagine e somiglianza, e che il servo non è da meno del suo padrone. Dio ci conceda la grazia di rivelare il SUO AMORE nei nostri matrimoni perché la bellezza di questo amore cambierà il mondo!

Articolo rielaborato dalla catechesi di don Antonino D’Urso