I tempi del Signore non sono i nostri

Roberto e Claudia | 06.07.2018

“Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Ha creato le cose perché esistano”. Così dicono i versi della prima lettura di domenica scorsa. Dio ci ha creato perché voleva che vivessimo. Per Lui siamo i benvenuti alla vita e al mondo.

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Il Vangelo è quello dell’emorroissa, una donna che da 15 anni soffre disperatamente di una malattia che le toglie la vita (il sangue) e che la pone ai margini della società che non la ritiene pura e degna. Una donna disperata, che ha visto passare troppo tempo e probabilmente fatto troppi tentativi per sperare ancora di guarire. Eppure quando si trova in mezzo alla folla che circonda Gesù, non esita a lanciarsi anche solo sul suo mantello, per sfiorarlo, per salvarsi.

Sono dei versi che mi commuovono profondamente perché mi ricordano come nella mia storia di impotenza e insufficienza, sia entrata l’esperienza dell’Amore di un Padre che mi ha salvato da me stessa e dalle mie vicende. Ma soprattutto dai casini che la mia storia produceva nella mia vita di relazioni. Ho passato anni a considerare i miei problemi e le mie croci come maledizioni, credendo di aver sbagliato tutto, in particolare nei fidanzamenti e nel mio matrimonio. Perché mie ero scelta un marito così???!! Che avevo fatto di male per perpetrare continuamente questo ritornello di abbandono e solitudine dove io vengo sempre dopo, sempre alla fine, sempre ai margini. La mia “emorragia” fin dalla mia adolescenza era l’incapacità di stare in una relazione affettiva in modo paritario. I miei vuoti affettivi mi portavano a dipendere dall’altro e a sentirmi persa senza un ragazzo. Magari vista da fuori nessuno l’avrebbe detto, perché comunque portavo avanti i miei studi, le mie passioni, le mie amicizie. Solare e piena di ironia, avevo tanta voglia di viaggiare e conoscere. Ma mi portavo dentro questa specie di condanna che se un uomo non mi avesse scelta, allora non valevo nulla. Penso sia una delle terribili frasi che tanta gente single non per scelta, si porta nel cuore. In mezzo a tanta insanità, si stagliava un bellissimo e prezioso desiderio di famiglia e di relazione, il sogno di amare ed essere amata. Ci sono voluti moltissimi anni per arrivare a quella Terra Promessa che mi era stata annunziata e che effettivamente era diversa da come me la ero immaginata. Perché la immaginavo come un Principe Azzurro che mi avrebbe salvata dal drago cattivo, compensandomi in tutti i miei vuoti, e riparando le mie ferite. Invece ho scoperto che il luogo di felicità è non è il mio fidanzato, o mio marito, o i miei figli. Il sangue della mia emorragia non si ferma perché trovo il fidanzato, perché mi sposo, perché faccio carriera, perché ho dei figli. La Terra Promessa è quello spazio sacro dentro di me, profondissimo e intimo che è territorio della mia relazione con Dio. Uno spazio in cui solo Dio può entrare col suo amore per nutrirmi e ricordarmi chi sono nella mia identità più profonda: la sua figlia prediletta e scelta, desiderata e voluta. Non è il mio passato che mi dice chi sono, le mie ferite, le sofferenze, le storture, ma Cristo Gesù che fa nuove tutte le cose attraverso l’Amore, e io spesso non me ne accorgo. Ho smesso di perdere vita, quando mi sono aperta a riceverla dall’Unico che può davvero darla. Questo mi ha reso vera donna! Anche se ci è voluto molto tempo, non ho mai voluto perdere la speranza e non mi sono mai arresa, passo dopo passo. Solo ora capisco che questo periodo era necessario per fare esperienza di come vivere da AMATA e non più da abbandonata. Adesso e per sempre la mia terra non sarà più detta devastata e io sarò il compiacimento del Signore a Lui sposata. Giustizia sarà fatta per il suo Amore, e Lui non si darà mai pace finche questa sua figlia non vivrà da AMATA. Isaia 62. Inno di benedizione dopo lo scambio degli anelli al mio matrimonio.

Possa tu scoprire che l’Amore di Dio è per tutti coloro che lo desiderano per sé, e se lo vuoi puoi gustare l’esperienza di una relazione intima di amore che non finirà mai!