SIAMO FATTI PER IL PARADISO

Claudia | 29.06.2017

Amico mio forse non è passato neanche un mese da quando non ci sei più. La tua morte ha creato in me uno spazio per riflettere sul valore prezioso della sofferenza e sul senso della prova nella vita.

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Te lo dico sinceramente sono arrabbiatissima per la tua morte. Una voce dentro mi tormenta e mi chiedo chi è davvero Dio. La voce del demonio mi tenta coi dubbi, si insinua nel mio cuore attraverso le mie debolezze. Ormai ho imparato a discernere quando parla Dio e quando parla “quello del piano di sotto”. Tua moglie dice che lo chiamavi così. Perché la voce di Dio è una voce dolce e soave, che conforta, sostiene, incoraggia, ama, solleva, calma e porta pace e speranza. La voce del demonio invece accusa, incolpa, biasima, ti fa credere che tutto è perduto, che nulla serve. Insinua sospetto e diffidenza, toglie la speranza, instilla l’odio a se stessi, agli altri e alle situazioni. Quella voce malefica la sento e mi vuole far pensare male di Dio, perché la tua morte è una cosa che non riesco ad accettare. La sento nel mio cuore questa voce puntellante, ma dentro di me scelgo che non abbia l’ultima parola. Voglio che in tutta questa storia l’ultima parola ce l’abbia Dio e la vita. Tu sei stato il primo lutto pesante nella mia vita. Al tuo funerale non riuscivo a immaginarti dentro quell’orribile bara, mi sentivo soffocare. il canto di ingresso è un inno di benedizione a Dio, quando dona e quando toglie. Sempre sia benedetto il nome del Signore. Ma io non ce la faccio e scappo in sagrestia coprendomi il viso perché piango a singhiozzi. Un po’ mi vergogno. Eppure amico mio hai aperto un varco nella mia anima perché io possa incontrare il Signore ancora più profondamente. Così sono pronta a leggere il libro di Chiara Corbella “Siamo nati e non moriremo mai più” che è anche la frase meravigliosa che tua moglie ha deciso di scrivere sulla tua lapide. Lapide. Che parola orribile! E intanto tutti da li dobbiamo passare. La morte fa parte della vita e se la vivi come una “sorella” come fu per S. Francesco, è la pace a traghettarti nelle braccia di Dio. Per questo ho deciso di portare anche i miei figli al tuo funerale, perché potessero vedere come i cristiani affrontano questa esperienza. Forse i miei figli hanno mostrato più fede di me perché io sarei voluta fuggire! Se potessimo avere l’animo semplice dei bambini sarebbe tutto meno complicato. Tua moglie è un esempio per tutti noi. Con le sue fragilità sta dove Dio l’ha messa e non si arrende mai. La tua morte amico mio, mi interroga sulla mia vita. Perché capisco che alla fine dei miei giorni di cui non conosco il numero, quando sarò davanti a Dio, Egli mi chiederà quanto ho amato. Quando e quanto mi sono donata e spesa. Cosa sto facendo per salvare l’anima mia? Vivo in una società che mi fa credere che sono eterna, che non ho limiti, che quello che voglio comprare me lo devo prendere subito! Quello che conta è solo quanto realizzata, gratificata e soddisfatta sono, e non importa chi trascuro, chi metto da parte. Ma l’Amore è un’altra cosa. L’Amore, amico mio, salva la mia anima. L’Amore che Dio ha per me e la sua infinita misericordia mi salva l’anima. L’Amore che do alla mia famiglia, a mio marito, ai miei figli, alle persone che incontro mi salva l’anima. Il peccato invece, che altro non è, che mancare il bersaglio di questo Amore dato e ricevuto, mi chiude in un egoismo senza speranza. “Preferisco il paradiso” come diceva S. Filippo Neri. Lo sai che pochi giorni dopo il tuo funerale su TV 2000 davano il film. Tre ore a piangere e a pensare a te. Le lacrime creano solchi nel cuore che solo l’Amore può riempire e sanare. Le lacrime sono lo spazio privilegiato in cui Dio si può manifestare. Perché quando mi accorgo delle mie povertà, allora scopro il mio essere figlia bisognosa di mio Padre, che non tarda mai a rendersi presente. Preferisco andare in Paradiso e vivere pensando che la mia vita non finisce qui, ma continua oltre. Preferisco Amare e salvare la mia anima. Preferisco essere corretta da Dio, essere provata, essere perdonata. Preferisco avere paura dell’inferno e desiderare ardentemente il Paradiso. Chissà se sto percorrendo la strada giusta. Perché l’unica certezza che ho sono le mie infinite debolezze e povertà. Sto capendo che Dio si manifesta pienamente anche nelle gioie e nei doni della mia vita, e di tutto ciò che ho e di cui godo, io RINGRAZIO e restituisco. Assaporo appieno la mia umanità, ma mentre i miei piedi sono ben saldi a terra, la mia mente e il mio cuore sono proiettati al cielo, nella speranza che un giorno il Signore mi prenda fra le sue braccia. Siamo fatti per il Cielo, per la gioia del Paradiso. Claudia accogli la prova. Rimani dove Dio ti mette pensando bene di Lui. Non rifiutare la Verità, ma mettiti al suo cospetto per crescere e fiorire. Donati nel servizio. Desidera la santità e vivi secondo le dieci Parole che Dio ti ha donato. Benedici ogni cosa e rimetti tutto nelle mani di Dio. Amico mio ci vediamo in Cielo.