Il mistero Pasquale Morte-amore-vita nella vita di coppia

Roberto e Claudia | 25.03.2018

Come legare la Pasqua alla realtà della vita di coppia. C’è un regalo speciale da scartare in questo mistero Pasquale per te. Il Mistero Pasquale è la base del Mistero Nuziale. Non è teologia astratta imprigionata in libri incomprensibili, ma carne e sangue di un Amore profondo e senza fine che è per noi. E’ donato per te oggi.

IMG_20180325_143939.jpg E’ l’Amore reale e concreto di Cristo che, se accogli, ti permette di passare dalla morte alla vita. Solo l’Amore conta. Solo l’Amore guarisce, sana, trasforma, riempie, porta pienezza e gioia profonda. Tutti siamo chiamati alla Nuzialità gli sposati, i single, i consacrati. La nuzialità è la chiamata che ciascuno di noi ha alla relazione con l’altro. Ma quale relazione? Alcuni passaggi importanti:

  • La nuzialità è amore sino al compimento. Cioè fino alla pienezza e alla totalità che tende all’infinito. Si tratta di un amore che va al di là di ogni misura e circostanza. Questa pienezza non è mia, non è tua, ma ci è donata. Il compimento è una misura esagerata che trasborda, che va oltre la giustizia, che è amore consumato che dona tutto e non trattiene nulla. Questa bellezza si incontra e si scontra con la nostra capacità di amare che è comunque ridotta, ferita, arriva fino ad un certo punto. Ti amo… ma arrivo fino ad un certo punto. Il freno grande è la fatica delle ferite che ci portiamo dietro, delle nostre fragilità e debolezza. Gesù è la mia e la tua ispirazione e ci mostra come in quelle ferite e debolezze puoi entrare e stare, perché esse sono la testata d’angolo e lo spazio dove puoi ricevere il Suo Amore. Questo Amore è il soffio dello Spirito santo che è effuso nel battesimo, nella cresima e nel matrimonio, ed è presenza benevola e dolce che mai costringe e opprime, ma che sempre ama, sostiene, cura, incoraggia, rinfranca.

  • La nuzialità è passaggio continuo dalla morte alla vita. Le tue ferite, la tua storia sofferente, ti aprono la strada a due atteggiamenti dannosi nella vita di coppia: orgoglioso, presuntuoso ed egoista pensi solo a te stesso e te ne freghi dell’altro; oppure sprezzante e incurante di te stesso pensi solo all’altro, ma non come dono d’amore di te, ma come fuga da te stesso, come scappatoia che non ti fa fare i conti col tuo valore e la tua bellezza. Sono due atteggiamenti che portano morte nelle relazioni, perché fanno circolare disprezzo ed egoismo verso sé e verso l’altro. Siamo chiamati a passare dal disprezzo e l’egoismo, all’intimità e all’amore verso sé e con l’altro. L’amore che coltivo e custodisco per me stesso quando diventa dono per l’altro, trova compiutezza e porta frutti. Se mi odio non posso amare. Se sono egoista ed egocentrico non posso amare. E il non amore porta morte. Gesù diventa il mio sposo e il tuo sposo in questo amore, perché attraversa la morte di tutte le ferite, di tutti i dolori, di tutte le violenze possibili. E’ li che ti aspetta. E’ li che non vede l’ora di sposarti. Proprio nelle tue zone d’ombra, le parti di te in cui ti vergogni e ti schifi di più. Lui non si schifa, lui ti ama proprio. Questo amore ricevuto trasforma tutto e diventa la tua forza per amare davvero tua moglie, per accogliere davvero tuo marito. Ma la pienezza della nostra fede e dell’amore non è la morte di Cristo, ma la sua resurrezione! La certezza e l’esperienza che la morte non ha l’ultima parola sulla nostra esistenza. L’ultima parola è della vita. Questo porta benedizione profonda qualsiasi cosa stia succedendo nella tua storia adesso. Così la crisi di coppia non è l’incidente di percorso, non è quella cosa che rovina il quadretto perfetto, perché il quadretto non c’è mai stato e va bene così. Perché le nostre fragilità ci rendono figli di un Padre a cui possiamo guardare e chiedere e ci aprono alla relazione con Dio. La nuzialità è non rassegnarsi alla morte, fare che i difetti e le ferite dell’altro non abbia mai l’ultima parola nel nostro amore. Riconosco il bene, il bello che c’è nell’altro? O riesco solo a vedere ciò che è nero e negativo? Il passaggio dalla morte alla vita è dato dalla benedizione.

  • La nuzialità è amore che trasforma. Cioè è performativo, mentre la vivi ti trasforma. E’ l’esperienza dell’amore che ti cambia, non il capire o la morale, o le leggi, i doveri. Ciò che ti trasforma è contattare il tuo vero sé, quello spazio sacro dentro di te che appartiene solo a Dio, in cui nessuno può entrare, in cui SEI AMATO SEMPRE. Accogliere questo Amore ti aiuta a ridimensionare le tue reazioni e forse ad accettare te stesso e l’altro così come siete, senza recriminare e senza lamentele continue.

  • La nuzialità è progetto e vocazione alla relazione. TUTTI CI DOBBIAMO SPOSARE. Noi abbiamo scelto di farlo con un uomo nel matrimonio. Un cammino e un progetto che nasce dal cuore di Dio e ci guida a diventare una carne sola. Ma chiediti oggi quanto davvero ci tieni a costruire questa unità, questa sintonia? Cosa sei disposto a mettere in gioco di te? In questi giorni preziosi della prossima Settimana Santa fai esperienza di Gesù e dona questo amore a chi ti sta intorno. GIOVEDI SANTO: giorno di intimità e dono. Posso lavare i piedi di mio marito, di mia moglie e le sue fragilità sono per me una benedizione perché mi fanno diventare pieno UOMO e piena DONNA. VENERDI SANTO: L’amore sponsale diventa amore crocifisso che dura nel tradimento, che va oltre il dolore, le ferite, perché guarda sempre e solo l’Amore. Siamo amati mentre siamo peccatori. Ognuno di noi è amico di Gesù e traditore di Gesù. Tutti ci portiamo dentro questa ambivalenza. Gesù beve il calice del tradimento. Sono degno? Me lo merito? Le domande sono sbagliate perché centrate su di noi. Alza lo sguardo e guarda a quell’Amore crocefisso per te. SABATO SANTO: E’ il giorno della notte oscura. Non c’è niente. C’è silenzio. E la dobbiamo attraversare, non ci possiamo sbrigare. Si apre il senso totale della storia, ma per ricevere questo dono ci vuole silenzio, assenza, attesa. Parola d’ordine STARE. Ogni matrimonio attraversa questi momenti. Possono essere vissuti come un dono, o come una condanna. Quando arriva la gelata, bisogna rimanere. Possa tu sperimentare in questi giorni preziosissimi che “la casa di Dio è il dolore dell’uomo” (P. Giovanni Marini) e in questo dolore SEI AMATO. (Tratto dalla catechesi di fra Massimo Fusarelli)