ARRIVO IN PORZIUNCOLA: ECCO IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE

Roberto e Claudia | 15.10.2019

Una sola paura mi ha perseguitato in questi giorni: e se alla fine di questo pellegrinaggio restassi schiacciata solo dalla fatica e dalla stanchezza? E se entrando in Porziuncola, all’uscita, mi sentissi esattamente come sono entrata? E se non cambiasse niente per me.

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Oggi è 2 agosto 2019. Oggi è la festa del perdono. Il brano della catechesi è Apocalisse 21,1-5 che ci promette cieli e terre nuove, che ci annuncia che Dio abiterà con noi e noi saremo suoi per sempre. Asciugherà ogni nostra lacrima e passerà ogni nostro dolore, perché Lui fa nuove tutte le cose. Questo brano è una promessa per ogni famiglia, per ogni coppia, per ogni persona che cerca il proprio posto nel cuore di Dio. Ognuno si porta dentro un desiderio di unità, compimento, di risoluzione, per azzerare i problemi e conflitti interni (ed esterni) che scuotono. Ognuno di noi vorrebbe quella pace una volta e per sempre, come fosse un traguardo su cui potersi adagiare e riposare. Questa promessa, che è un dono di Dio, di solito, non si compie una volta e per tutte su questa terra, ma è un processo, un cammino in cui stare, in cui portare le ferite di un passato irrisolto o di un presente difficile. Ci vuole il viaggio di una vita, il coraggio di un’attesa e una speranza certa, che non hanno come obbiettivo la risoluzione di quel certo problema, ma sono orientati al desiderio verso lo Sposo Misericordioso, la cui casa è aperta per noi giorno e notte. Non importa quello che hai combinato, le cavolate fatte, quanto sei stato egoista, cattivo, violenta, insensibile, vendicativa… se rientri in te stesso/a, quell’Abbraccio Benedicente di Dio per te ci sarà sempre! È allora che un matrimonio può rifiorire, una relazione si può sanare. Si parla tanto di vita matrimoniale nelle catechesi di questi giorni. Perché ogni coppia ha le sue fatiche. Io quasi mi vergogno. Perché con Roberto problemi non ne ho più e sto da Dio! E posso solo dire GRAZIE perché il Signore me l’ha donato 17 anni fa, credendo in noi quando nessuno ci credeva, quando neanche il nostro Padre Spirituale ci puntava. Noi eravamo come il panda ciccione di kung fu Panda: impossibile che un panda obeso diventi il guerriero dragone, che dovrebbe essere aitante e snello. Il protagonista ha solo una cosa dalla sua parte: la passione, mentre tutto il resto rema contro. Neanche il maestro che lo deve addestrare crede in lui. Io e Roberto uguali. Due storie troppo ferite, incastri troppo dolorosi e profondi che già dopo un mese di matrimonio ci atterriscono! Ma noi avevamo la passione. E la passione alimentava la lotta e la speranza di poter cambiare, migliorare e far fiorire questo matrimonio: come questa chiave può aprire questa serratura senza stridore e cigolii. Ci sono voluti 10 anni. Ma al Signore è piaciuto farci dono del nostro matrimonio, riconsegnato e fatto tutto nuovo. Morte e devastazione non ci sono più, sono sparite. Al suo posto c’è una sintonia e una complicità così profonda da lasciarci senza fiato. E questo è il nostro miracolo di cui siamo testimoni e di cui godiamo. Ma come tutti i miracoli, non è solo per noi ma siamo chiamati a RESTITUIRE e SERVIRE. Il segreto nel nostro matrimonio è il quadro: io sono la cornice dritta, ferma, stabile. Roberto è la gittata di colore sulla tela, intuito, creatività, espansionismo cosmico! Il nostro matrimonio per quanto è potente non ci appartiene più, e il nostro amore e la nostra unione tocca restituirla. Così all’entrata in Porziuncola ci riconsegniamo a Lui, quel Dio Padre che ha deciso di piantare la tenda nella nostra famiglia. E sotto la protezione di Maria, emblema di colei che ha saputo occupare un posto nel cuore di Dio nei cieli e come Madre di Gesù sulla terra, offriamo i passi di questi giorni. Quando facciamo il nostro ingresso la nostra famiglia è schierata, ma ad un certo punto mi viene in mente Elena che è da sola, perché il marito Ruggero è in cielo, e il mio primo pensiero è che non voglio che entri da sola, così dico a Roberto di andare indietro a cercarla. Lei quando lo vede gli dice: “che fai qua, vai da tua moglie”; lui dice di no, e si mette accanto a lei. Io entro coi miei figli. Ci inginocchiamo e chiediamo ciascuno la nostra Grazia. Mio marito è così mio che non mi appartiene. E non conta se in quel momento così importante lui non è li vicino a me. Conta che Elena non sia sola. Conta solo che l’amore tocca diffonderlo e portarlo a tutti quelli che ne hanno bisogno. Allora che posto vogliamo occupare io e Roberto? Lasceremo che le fatiche del pellegrinaggio (metafora delle debolezze della vita) ci aiutino a consegnarci per quello che siamo, gioiosi di ricevere il perdono del Padre, ricevendo una piccola porzione del cuore di Dio che sempre è per noi. All’uscita sono così felice da non stare nella pelle, cerco Elena e la abbraccio così forte per il dono che lei e la sua storia sono state nella mia vita quest’anno. No, non sono rimasta quella di prima, sono rinnovata e trasformata. Possa tu insistere sempre nella relazione con Dio, perché il Suo amore si manifesti e il tuo posto in Lui sia sempre custodito.